Gas Radon
cos’è e come misurare la concentrazione
Il Radon è un gas nobile radioattivo naturale incolore, insapore e inodore ed è considerato la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo da sigaretta: come ormai accertato da numerosi studi scientifici eseguiti su larga scala è l’esposizione al Radon (fattore indoor) che incide nel 10% dei casi di tumore del polmone.
La mortalità per cancro del polmone attribuito al Radon in Italia è stimata essere intorno ai 5000 casi circa su 35.000 morti per cancro del polmone. La sopravvivenza a 5 anni dei portatori di questa malattia è del 13%.
Quanto è pericoloso il Radon?
Il rischio di contrarre un tumore polmonare causato dall’esposizione al Radon è 25 volte più alto per chi fuma un pacchetto al giorno di sigarette rispetto a chi non ha mai fumato.
Dall’analisi di 13 studi epidemiologici europei, si hanno i seguenti risultati in termini di probabilità di avere un tumore polmonare entro i 75 anni a seguito di una esposizione continuativa a livelli di concentrazione medi di 0, 100, 200 e 400 Bq/m³:
- per i non fumatori, il rischio è, rispettivamente, 0.4%, 0.5%, 0.6% e 0.7%;
- per i fumatori, il rischio è, rispettivamente, 10%, 12%, 13% e 16%.
In altri termini, se prendiamo 1000 non fumatori e 1000 fumatori non esposti a Radon (cioè esposti a 0 Bq/m³), in media circa 4 non fumatori e 100 fumatori svilupperanno un tumore entro i 75 anni. Se tali persone sono invece esposte continuativamente a 400 Bq/m³, i casi previsti di tumore polmonare diventano circa 7 tra i non fumatori e circa 160 tra i fumatori.
Dove si trova il Radon?
La principale fonte di Radon è il suolo: le caratteristiche geologiche, insieme al grado di fratturazione di alcuni tipi di rocce (tufi, graniti, pozzolane, ecc.) particolarmente ricche di Uranio (progenitore del Radon) e la permeabilità del terreno sul quale sorge un edificio, sono determinanti per la diffusione del Radon nello stesso. Ognuno di questi fattori può giocare un ruolo importante: ad esempio, una piccola quantità di Radon in un terreno molto permeabile può portare a concentrazioni di Radon indoor più alte che una grande concentrazione di Radon in un terreno impermeabile.
Come entra il Radon in casa?
La penetrazione del Radon negli edifici avviene principalmente per effetto della differenza di pressione che si viene a creare tra l’edificio e il suolo a causa della differenza di temperatura tra interno ed esterno, soprattutto in inverno nel periodo di funzionamento del riscaldamento.
Questo “effetto camino” determina il richiamo di aria e, con essa, il Radon penetra dal sottosuolo attraverso fessurazioni del pavimento e delle pareti, nonché attraverso le tubature dei servizi tecnologici quali gas, elettricità, fognatura, ecc.
Una fonte secondaria di Radon sono alcuni materiali da costruzione che possono essere causa di un significativo incremento delle concentrazioni di gas Radon all’interno degli edifici.
Studi che hanno approfondito tale tematica hanno riscontrato, ad esempio, nei travertini le concentrazioni più basse, mentre valori più elevati sono stati osservati nei graniti e nelle sieniti.
Subentrano molti fattori che determinano le variabili nei livelli di gas Radon indoor: tipologia struttura, tipologia materiali impiegati nella costruzione, impermeabilizzazioni, ventilazioni, tipologia geologica del suolo e del sottosuolo.
Come verificare la presenza di gas Radon?
Per stabilire il livello di concentrazione di gas Radon nel tuo edificio l’unico modo è misurarlo.
La mappa rappresenta i risultati dell’indagine nazionale sull’esposizione al Radon nelle abitazioni italiane svolta dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Il valore medio nazionale è di 70+-1 Bq/m³.
Per Lombardia e Lazio, lo studio ISS evidenzia rispettivamente che il 15% e 16% dei casi annui osservati di tumore al polmone siano da attribuire all’esposizione a gas Radon indoor.
(Nota: L’immagine non fornisce indicazioni relative al livello di radon nella propria abitazione/edificio, per questo sono necessarie indagini approfondite)
La Normativa
Il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata la nuova direttiva della Comunità Europea “direttiva 2013/59/Euratom” dove si indica il livello di riferimento oltre il quale si suggerisce di intraprendere azioni di risanamento. Essa individua in 300 Bq/m³ il livello di concentrazione media annua di gas Radon per un’azione correttiva sugli edifici già esistenti, mentre per i nuovi edifici il livello da non superare è di 200 Bq/m³.
La legge che regola le concentrazioni di Radon indoor negli ambienti lavorativi a rischio è il DL n.241 del 26 maggio 2000. Nel decreto è imposta l’obbligatorietà delle misurazioni di Radon indoor nei luoghi di lavoro in cui si svolgono attività a rischio, entro 24 mesi dall’inizio dell’attività stessa: le misurazioni si intendono come concentrazioni di attività di Radon medie in un anno. I valori rilevati con tali misurazioni non devono superare il livello di azione fissato nell’allegato I-bis, ovvero 500 Bq/m³. Nel caso in cui i valori non superino il livello di azione, ma siano superiori all’80% di suddetto livello (quindi 400 Bq/m³), il datore di lavoro assicura nuove misurazioni nel corso dell’anno successivo.